L'imitazione utilitaristica dei bambini con autismo

Una nuova ricerca dimostra che i bambini affetti da disturbi dello spettro autistico tendono a copiare dagli adulti solo le azioni che ritengono utili, diversamente dagli altri bambini che imitano anche le azioni che giudicano inutili, ma che avrebbero un significato sociale. Il risultato sottolinea alcuni aspetti cruciali dell’interazione tra i bambini autistici e gli adulti di riferimento, ma per comprendere esattamente il significato delle azioni "inutili" per la trasmissione culturale della conoscenza serviranno nuove ricerche.

I bambini con sindrome dello spettro autistico sono in grado di imitare gli adulti, ma selezionando solo le azioni di cui vedono l'utilità, al contrario degli altri bambini che tendono a copiare anche le azioni che ritengono inutili o stupide. È quanto ha dimostrato una serie di test condotti da Antonia Hamilton e colleghi dell’Università di Nottingham, che firmano un articolo apparso sulla rivista “Current Biology”, il cui risultato contribuisce a completare il complesso quadro delle conoscenze sulla funzione sociale dell’imitazione, in particolare per lo sviluppo dell’individuo, sottolineando alcuni aspetti cruciali dell’interazione tra i bambini autistici e gli adulti di riferimento.


“I dati raccolti suggeriscono che il bambino affetto da autismo si comporta in modo più efficiente che sociale, mentre per il bambino normale vale solitamente il contrario”, ha spiegato Hamilton. “Grazie al nostro studio, abbiamo riscontrato che i bambini non autistici copiano tutto ciò che fanno gli adulti, mentre quelli autistici imitano solo quelle di cui vedono lo scopo”.

L’autismo è un disturbo della sviluppo della funzione cerebrale caratterizzato da gravi disturbi della comunicazione, del comportamento e dell'interazione con gli altri. Di recente è stata adottata la dizione "disturbi dello spettro autistico" per comprendere la varietà di sintomi con cui si può presentare.

Nel corso dello studio, Hamilton e colleghi hanno analizzato il comportamento di 31 bambini con disturbi dello spettro autistico e di 30 bambini normali, di pari età mentale verbale. In ciascuno dei cinque test dell'esperimento, a ogni bambino veniva chiesto di osservare attentamente il modo in cui un ricercatore si comportava mentre prendeva un giocattolo da una scatola o costruiva un semplice oggetto.

Nel corso di ciascun test, lo sperimentatore compiva due azioni necessarie, per esempio, sbloccare la chiusura ermetica di una scatola e togliere il coperchio, e una non necessaria, per esempio, picchiettare due volte sul coperchio. La scatola era poi riportata alle sue condizioni iniziali e consegnata al bambino, a cui veniva chiesto di recuperare o costruire il giocattolo il più rapidamente possibile, senza specificare di imitare il comportamento appena osservato.

Quasi tutti i bambini hanno raggiunto l’obiettivo, ma con un’importante differenza tra i due gruppi. Durante lo svolgimento del compito, i bambini normali mostravano una frequenza maggiore di azioni non necessarie, pur essendo consapevoli della loro inutilità, secondo un fenomeno definito di “sovraimitazione”.

Secondo gli autori, grazie al ricorso a oggetti e di azioni che erano familiari ai bambini, lo studio ha permesso per la prima volta di separare in modo netto la componente di apprendimento del compito da quella dell'imitazione sociale. In conclusione, i bambini con disturbi dello spettro autistico tenderebbero a non imitare gli stili di comportamento: ciò è coerente con le attuali conoscenze sull'autistimo come disturbo dell'interazione con gli altri. Le indicazioni emerse aprono la strada a nuove ricerche dello stesso tipo che dovrebbero stabilire con esattezza le diverse tipologie di azioni che sono imitate dai bambini e il loro significato per la trasmissione culturale della conoscenza.

 

Articolo tratto da : www.lescienze.it